Esclusivo, Katia Bassi: “Un match Nba in Italia nel 2010”
Il blog che raggiunge un anno di vita: traguardo da festeggiare. Come? Con uno dei più classici talk show. Talk show con chi? Con la persona a capo di Nba Italia, ovvero Katia Bassi, che dall’ufficio milanese racconta novità succose riguardanti il Belpaese rispetto all’Nba. The Game I Love e i suoi lettori ringraziano Katia per la disponibilità. Se la regia è pronta, direi che possiamo iniziare.
Milano è grigia e quasi malinconica in questo novembre. Ma nonostante lotti con il freddo che già si fa sentire, Katia Bassi, a capo dell’ufficio di Nba Italia, non rallenta certo il suo lavoro in questi che sono mesi-chiave in vista degli eventi che la lega d’Oltreoceano ha in mente per lo Stivale. L’ufficio italiano ha aperto i battenti ad inizio 2009 e, tra gli eventi, ha già iniziato a pianificare quello che si profila come il grande appuntamento del 2010: una nuova partita di preseason dopo il successo di Boston-Toronto di un paio di anni fa, quando il pubblico italiano poté godersi dal vivo a Roma i “verdi” bostoniani, che poi avrebbero vinto l’anello 2008, contro la squadra di Bargnani. “Saranno mesi importanti i prossimi – dice Katia Bassi – con ad esempio gli Harem Globetrotters, anche loro nella grande famiglia Nba, che torneranno in Italia toccando nel loro tour anche la Sardegna”.
Lei ha lavorato con Ferrari ed Inter prima di approdare nell’Nba. Automobilismo, calcio e basket sono sport molto diversi tra di loro. E’ interessante vedere come anche in sport indubbiamente maschili ci siano donne che possono raggiungere posti di rilievo.
“In teoria passare da uno sport all’altro è lo stesso che passare da un’azienda all’altra per un qualsiasi manager. Come sempre si riparte da zero e c’è da imparare per conoscere la nuova realtà in cui ci si cala. Se devo dare un giudizio personale però ho trovato nel basket una vicinanza molto più intensa con la gente da parte degli atleti. Il calcio ha il momento della partita ma tutto finisce con i novanta minuti di gioco. E i calciatori non sono così propensi al rapporto con il pubblico. L’ufficio è nato a febbraio. Ci siamo calati subito nella realtà dell’All Star Game e a Phoenix ho potuto toccare con mano questa differenza”.
Ma in cosa consiste l’attività dell’ufficio Nba in Italia?
“Si comporta così come gli altri uffici Nba nati in Europa e che si trovano a Londra, Parigi, Madrid e Istanbul. Lo scopo è mostrare l’Nba al grande pubblico, farci notare. L’Nba ha certamente una grande notorietà ma deve comunque essere più visibile. Lavoriamo su diversi fronti: i diritti televisivi, il sito web, il merchandising e l’organizzazione di eventi sul territorio”.
L’Italia ha prepotentemente raggiunto un livello di primo piano nella lega con Bargnani, Belinelli e Gallinari. Tre ragazzi figli del profondo basket nostrano, nati cestisticamente in società di provincia.
“Questo testimonia che l’Nba è un mondo raggiungibile. Mentre il mondo del calcio è settorizzato e fare salti importanti in carriera può essere molto difficile, nel caso delle tre stelle di casa nostra solo grazie al loro talento sono state notate. Non solo sono il fiore all’occhiello dell’Italia cestistica, ma testimoniano quanto il nostro Paese può dare. Più del 20% degli atleti Nba arriva dall’Europa. E l’obbiettivo è crescere ancora. Tutto questo racchiude un bel messaggio per i ragazzi dei settori giovanili: il sogno è raggiungibile ma anche vicino nel tempo, se pensiamo alla giovane età dei tre campioni italiani”.
Riguardo alla percezione dell’Nba in Italia, l’abolizione della regola dei “passi” ha fatto molto discutere. In qualche modo questo può pregiudicare il rapporto tra tifosi europei e lega?
“Escludo che ci possano essere ripercussioni, anzi l’obbiettivo generale, come ha dichiarato anche David Stern, è rinforzare la presenza dell’Nba in Europa. Vorremmo davvero che ci fosse la possibilità di creare una Nba Europe”.
Per rafforzare la presenza in Italia è necessario passare attraverso eventi per il pubblico. Quali sono gli eventi “tricolore” in programma?
“C’è intanto il nuovo tour italiano degli Harlem Globetrotters dal 4 al 10 maggio 2010. Un tour legato al marchio Nba che porterà il team in varie località del Belpaese con una novità: l’arrivo anche in Sardegna. Dagli Harlem in poi ci sono allo studio una serie di eventi che culmineranno con la partita di preseason in programma nella seconda metà dello stesso 2010. Ci sarà un vero e proprio percorso a tappe con momenti di aggregazione nelle piazze. L’Nba tiene moltissimo al concetto dello stare insieme all’insegna del basket. E fino ad oggi il successo è stato grande, penso alla festa all’outlet Fidenza Village dello scorso anno, con quarantamila presenze. E poi l’Nba Basketball Festival, che sarà a corollario della partita italiana”.
Il merchandising Nba ha un successo planetario e gli italiani sembrano apprezzare particolarmente prodotti ormai diventati di moda. A quando uno store ufficiale in Italia, magari proprio a Milano?
“Siamo in una fase di studio riguardo a questo aspetto. Sicuramente però, se un primo store europeo ci sarà, questo sarà in Italia. Poi altri seguiranno eventualmente in varie parti d’Europa. Così come stiamo pensando ad un negozio internet che sia esclusivamente europeo. Il successo dell’e-commerce sullo store Usa è assoluto e notiamo come molti acquirenti siano proprio italiani. Obbiettivo è aiutare questi fan a risparmiare proprio grazie a un negozio virtuale nel Vecchio Continente che abbatta spese di spedizione e tasse varie”.
Parliamo dei top player Nba: li ha conosciuti? Che impressione le hanno fatto, visti con gli occhi di un italiano.
“Durante l’All Star Game c’è stato un evento di ‘Nba Cares’, il progetto di responsabilità sociale che coinvolge i giocatori, i quali vanno a far visita nelle comunità di persone meno fortunate per passare del tempo con loro. Eravamo a Phoenix e le stelle Nba hanno partecipato alla ristrutturazione di una scuola. Yao Ming e Kobe Bryant si sono prestati con una dolcezza che non avevo mai visto. Ormai si riconosce il campione che partecipa ad un evento benefico solo nominalmente o con il cuore. Molti dei campioni arrivano da famiglie normali e ricordano con affetto i periodi in cui sono stati loro ad avere delle difficoltà”.
Un’ultima curiosità: ma la boss di Nba Italia, dopo il lavoro, va a fare due tiri al campetto?
“Non potrei competere fisicamente, sono troppo bassa (sorride, ndr). Scherzi a parte, preferisco guardare l’Nba in tv. E in effetti con il Broadband League Pass, un servizio disponibile ora anche per l’Italia, riesco a guardarmi un po’ di partite quando voglio”.
1 Responses to “Esclusivo, Katia Bassi: “Un match Nba in Italia nel 2010””
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