Bobbin e Steve Nash
Un post che adoro, scritto da bobbin, una delle persone che per me contano. Un post sul suo blog redatto un po’ di tempo fa, ma che tutt’oggi credo sia una delle migliori produzioni scritte sul basket che abbia mai letto.
Sarebbe stato bello dieci anni fa suggerire a David Stern che nel giro di due lustri un canadese bianco sotto il metro e novanta avrebbe viaggiato in corsia di sorpasso per vincere il terzo Podoloff in fila. E neanche lui, quando lasciò il deserto dell’Arizona, avrebbe mai immaginato, proprio di ritorno a Phoenix, una ribalta tanto brillante. Discutere della legittimità di un riconoscimento simile è dialettica sterile, così come lo è cercare di trovargli la giusta collocazione tra i grandi playmaker della storia del gioco: ad oggi nella lega almeno dieci atleti possono orgogliosamente fregiarsi di poter essere considerati cestisti migliori di lui. Quel che è certo è che un premio del genere non arriva per caso, e le possibilità che Steve Nash vinca anche quest’anno sono oggettivamente alte. Ha portato una squadra di medio livello a contendersi il titolo, migliora il rendimento dei compagni, ha punti nelle mani come nessun altro riesca a smazzare un simile numero di assistenze. Non c’è premio che valga a consacrarlo più di quanto il campo abbia già fatto. Resta la stranita ammirazione per chi riesca a ritoccare percentuali già superbe a quasi trentatrè anni di età e con una squadra che ha visto il suo organico indebolirsi nelle ultime tre stagioni. Non rimane che l’anello: ed è questa, più dell’unanime consenso, la sfida che gli resta.
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